Archivio Storico
Contesto gerarchico
Archivio del Principato vescovile di Trento (Archivio di Stato di Trento) \ Atti trentini I Serie \ Atti in giudizio e corrispondenza \ Atti in giudizio
Atti in giudizio
Tipologia
unità documentaria
Estremi cronologici
22 maggio 1752 - 05 giugno 1752
Segnatura
Mazzo XIII "Bergwerk/Miniere", fasc. 6 (b. 54), "1752-1758", c. 2r
Descrizione
1) Il 22 maggio 1752 Bartolomeo Schelfi presenta al vicario Gentili la sua istanza; la parte avversaria, Giacomo Antonio Zanini la rigetta in parte e replica le proprie presentate lo scorso 8 aprile 1751. Presenti le parti in causa Schelfi e Zanini, compare il dottor Alberto Eccheli e dichiara che il sito "nominato al Costone ricercato da esse parti contendenti" è posto entro i confini del territorio oggetto della sua concessione mineraria ottenuta per precedente investitura: perciò chiede che siano rigettate le istanze possessorie di entrambe le parti rispetto a quello specifico sito, di essere mantenuto e nel caso reintegrato nel pacifico possesso del medesimo, "tanto più che nel medesimo sito ha già da molt'anni fatto principiare ad escavare". La parte Zanini dichiara di rinunciare ad ogni azione sul sito del quale Eccheli rivendica il possesso.
2) Il 5 giugno 1752 giugno 5 davanti al vicario minerario Gentili compaiono Bartolomeo Schelfi e il suo procuratore, dottor Ghebel di Pergine. In forma non di "solenne libello, ma di tal qual summaria narrazione" del fatto, Schelfi espone che nell'autunno del 1750, mentre stava "cercando la terra dell'oro" insieme a Domenico fu Stefano Paina, aveva scoperto accidentalmente "una miniera di terra verde sulla montagna denominata "il Treticiolo" nel distretto di Avio; Schelfi dichiara di non aver dato sul momento importanza a quella scoperta, anche perché il suo presente avversario, Giacomo Antonio Zanini, aveva allora divulgato in tutto il distretto di Brentonico la notizia di aver ottenuto per investitura la concessione estrattiva in esclusiva su tutte le miniere di terra verde nei territori di Brentonico e di Avio, al che reputava inutile provvedere a ottenerne una per se stesso. In assenza di Schelfi dovuta a una trasferta in Italia terminata poco tempo fa, Zanini aveva avuto notizia della scoperta fatta da Schelfi e Paina e convinse quest'ultimo a indicargliene il sito promettendo di svelargli in cambio il sito della miniera dell'oro. Nel corso della vicenda giudiziaria trattata nel 1751 dal dottor Giuseppe Pizzini Zanini in qualità di commissario vescovile riguardante la vicenda della miniera d'oro, emerse anche la questione della miniera della terra verde; persuaso dal dottor Pizzini, che aveva smentito l'esclusiva di estrazione di quel materiale concessa allo Zanini, Schelfi dichiara di aver avanzato tramite lo stesso Pizzini richiesta al principe vescovo di ottenere per sé la concessione della miniera di terra verde da lui stesso scoperta: perciò Schelfi chiede che venga respinta l'istanza di Zanini di ottenerne la concessione in quanto fondata su un insussistente titolo di esclusiva.
Il dottor Stefano Bertolini, procuratore di Giacomo Antonio Zanini, chiede a sua volta che venga respinta l'istanza di Schelfi e adduce le proprie posizioni in contrario ad essa.

Originale
Lingua: italiano, latino
Persone
Schelfi, Bartolomeo fu Giorgio da Brentonico
Gentili, Giuseppe Michele (dottore in legge, vicario minerario in Pergine)
Zanini, Giacomo Antonio (proprietario di cave di argilla in Brentonico)
Eccheli, Alberto
Paina, Domenico fu Stefano
Pizzini, Giuseppe da Ala
Bertolini, Stefano (dottore in legge)