Archivio Storico
Contesto gerarchico
Archivio del Principato vescovile di Trento (Archivio di Stato di Trento) \ Libri copiali II Serie
Protesta. Lettera
Tipologia
unità documentaria
Estremi cronologici
02 dicembre 1767; 26 dicembre 1767
Segnatura
vol. 44, c. 95r
Consistenza
4 cc. testo alle cc. 95r-98r (numerazione a stampiglio) dell'unità in volume: corrispondenza spedita alla cancelleria aulica di Trento proveniente dal distretto di Levico (Castel Selva), cc. 214 complessive.
Descrizione
Su comando del Gubernium di Innsbruck e del Circolo ai Confini in Rovereto, il capitano militare Valentino Honburg si era portato da Rovereto alla montagna di Vezzena, alla guida di una truppa formata da cento soldati del reggimento Buttler "con diversi canòpi"; il capitano Honburg aveva l'ordine di distruggere "le strade dei menadori di Levico e Caldonazzo"; queste "antichissime strade de' così detti menadori" erano poste l'una sul distretto della comunità di Levico in giurisdizione diretta del principe vescovo di Trento, l'altra sul distretto di Caldonazzo in giurisdizione feudale del Principato vescovile di Trento. Il 2 dicembre 1767, portatosi sulla montagna di Vezzena. il dottor Giovanni Andrea Libardi, nella sua funzione di commissario delle due giurisdizioni di Levico e di Caldonazzo, presenta una formale protesta al capitano Honburg contro l'azione che i soldati e canòpi assoldati stanno per compiere: nella sua protesta il commissario Libardi dichiara che essa costituisce "un manifesto atto di violato territoriale diritto" spettante a uno stato immediato del Sacro Romano Impero, nonché di "turbata giurisdizione e di aperta violenza" contrastante con i dettami della legge. In punto di fatto la distruzione delle due strade porta inoltre all'interruzione degli antichi collegamenti fra le due comunità della Valsugana e il territorio di Vicenza, impedisce
"la comodità della tradotta delle legne" dalla montagna a valle, e toglie specie alla comunità di Levico l'unico transito ai pascoli, malghe e montagne di Vezzena di sua pertinenza. Lo scopo dell'azione distruttiva comandata dai dicasteri governativi di Innsbruck era quella di interrompere i traffici commerciali di contrabbando fra l'alta Valsugana e il Vicentino che correvano su quelle due strade di montagna.
Il notaio Vincenzo Gelmi procede alla presentazione formale della protesta, leggendone ad alta voce il testo e consegnandone copia al capitano Honburg. Questi la riceve e risponde di aver già iniziato a far demolire il "menadór" di Caldonazzo, dopo di che passerà a far distruggere quello di Levico:
mancando espressi ordini superiori in contrario, egli si dice impossibilitato a desistere.
In risposta a una espressa richiesta del principe vescovo di Trento, Cristoforo Sizzo de Noris, il 26 dicembre 1767 il commissario Libardi informa che "avanti pochi giorni la truppa militare è ritornata [a Rovereto] dalla rotta delle strade altresì divisata".(*)

Sottoscrizione e sigillo di Giovanni Andrea Libardi commissario di Levico e di Caldonazzo: sottoscrizione e segno del notariato di Vincenzo Gelmi notaio di Levico

Originali
Lingua: italiano
Strumenti di ricerca
Archivio di Stato di Trento, Sala studio, Indice n. 25, Repertorio dei Libri copiali II Serie ("Repertorium der trientner fürstbischöflichen politischen Akten vom Jahre 1732 bis 1797", Trento, 1839).
Note
(*) Avuta notizia di una "formale strepitosa militare esecuzione" intrapresa da un reparto di truppe imperiali regie, alle quali era stato impartito dal Gubernium di Innsbruck l'ordine di procedere alla demolizione delle strade di montagna ("menadóri") di Levico, Caldonazzo e Monte Rovere, con lettera del 3 dicembre 1767 il principe vescovo di Trento, Cristoforo Sizzo de Noris, aveva ordinato al commissario di Levico, dottor Giovanni Andrea Libardi consigliere aulico, di assumere informazioni e trasmettere quanto prima una dettagliata relazione al riguardo (stesso fondo, stessa serie, vol. 51, c. 601r della numerazione a lapis; minuta di cancelleria). A questo ordine il commissario Libardi rispose con la lettera del 26 dicembre 1767 descritta nel campo Contenuto di questa scheda).
Analoghi riscontri a proposito dell'intervento di minatori assoldati per demolire le strade dei "menadóri" di Levico pervennero al principe vescovo di Trento da parte del dottor Rocco Miorini, commissario di Pergine, con sua lettera datata 8 dicembre 1767 nella quale egli informava che, trovandosi ai primi di dicembre di passaggio a Egna, "passarono di là sei canopi e sparsero la voce che da Sua Maestà erano spediti per riparare li danni cagionati dall'ultima innondazione; ora intendo che siino impiegati a distruggere li menadori di Levico" (stesso fondo, stessa serie, vol. 49, c. 168 della numerazione a stampiglio; originale).
Per contro, due "canopi" (minatori) di Miola e di Nogaré furono impiegati e assoldati dalla regola della comunità di Piné nel 1550 per sistemare alcune strade dell'altipiano di Piné (si veda in questo database la scheda descrittiva del documento Biblioteca comunale di Trento BCT1-2834/36).
Persone
Gelmi, Vincenzo (notaio in Levico)
Honburg, Valentino (capitano militare)
Libardi, Giovanni Andrea (commissario di Caldonazzo e Levico)
Sizzo de Noris, Cristoforo (principe vescovo di Trento)