Contesto gerarchico
Archivio del Principato vescovile di Trento (Archivio di Stato di Trento)
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Atti trentini I Serie
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Atti in giudizio e corrispondenza
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Atti in giudizio
Deposizione testimoniale
Tipologia
unità documentaria
Estremi cronologici
11 aprile 1680
Segnatura
Mazzo XIII "Bergwerk/Miniere", fasc. 6 (b. 54), "1679-1680", c. 208r
Descrizione
Il teste Giovanni Maria Pellegrini da Ala, attivo nel campo della produzione di carbone e negoziante di grani, età 60 anni, dichiara che a suo tempo aveva presentato una supplica al Consiglio vescovile di Trento chiedendo di ottenere l'investitura di una miniera di ferro presso Ala. Dichiara di aver preso quella decisione circa cinque anni fa, il giorno in cui si presentò a lui ad Ala il vicario minerario Andrea Malfatti e gli chiese di avere notizie sul luogo della miniera di ferro scoperta da Giovanni Antonio Comandri di Rovereto e Filippo Bernardi "con compagni"; Pellegrini lo condusse al sito della miniera, il vicario Malfatti lo ispezionò mostrandosi soddisfatto del tutto; ritornati ad Ala, non essendosi presentati né Comandri né Bernardi per l'avvio dell'iter dell'investitura, Malfatti se ne tornò a Pergine. Poco tempo dopo scrisse a Pellegrini, lo convocò a Pergine e lo convinse a compartecipare all'impresa e a richiedere al principe vescovo di Trento la concessione, tanto che lo stesso vicario Malfatti si occupò di redigere il testo del memoriale che Pellegrini avrebbe dovuto poi presentare a nome proprio al Consiglio vescovile di Trento; Pellegrini precisa che il vicario Malfatti insistette più volte e infine lo convinse replicando al suo iniziale diniego "che voleva assolutamente che io pretendessi questa miniera con dirmi che, pretendendola io, vi sarebbe stato negotio da far bene e guadagnar qualche cosa con li sopra nominati Comandri e compagni, e che così m'haverebbe dato qualche parte di guadagno ancora a me".
I commissari inquirenti chiedono a Pellegrini di chiarire cosa secondo lui intendesse dire con le parole "ci sarà da guadagnare qualche cosa", e quale scopo a suo parere gli avesse fatto "dimandare questa finta investitura". Pellegrini risponde che il vicario Malfatti intendeva con questo agire in ritorsione contro Comandri e soci i quali avevano conferito a Riva con il principe vescovo per la questione della miniera e quindi non si erano presentati al vicario Malfatti che si era appositamente recato ad Ala, "e così voleva rifarsi anco esso con fargli questa burla"; Pellegrini aggiunge che Malfatti voleva farlo compartecipare all'impresa convinto che, così facendo, Comandri e soci si sarebbero "piegati più facilmente ai voleri d'esso signor vicario promettendomi parte del guadagno: e infatti l'iniziativa assunta da Pellegrini, dietro insistente richiesta del vicario Malfatti, a compartecipare all'impresa della miniera del ferro di Ala, fece sì che i detti Comandri e soci, scopritori della miniera stessa, "s'aggiustarono con esso signor vicario". Pellegrini afferma che la dimostrazione di questo sta nel fatto che tempo dopo Comandri, Bernardi e Taddei gli rimproverarono di aver arrecato un notevole danno con la sua iniziativa, avendo loro dovuto "aggiustarsi" con il vicario Malfatti "mediante certo pagamento di denaro"
Sottoscrizione autografa del teste a conferma della sua deposizione, rilettagli e registrata agli atti
Originale
Lingua: italiano, latino
Persone
Pellegrini, Giovanni Maria da Ala (carbonaio, negoziante di grani)
Malfatti, Andrea (vicario minerario in Pergine, sec. XVII terzo quarto)
Comandri, Giovanni Antonio da Rovereto (abitante in Verona)
Bernardi, Filippo