Contesto gerarchico
Archivio del Principato vescovile di Trento (Archivio di Stato di Trento)
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Atti trentini I Serie
Atti e corrispondenza
"Waldstreit zwischen Persen und Vignola einer, und Frassilongo und Rovereda" (sulla coperta interna del fascicolo, Otto Stolz, Innsbruck, 1912)
Tipologia
fascicolo
Estremi cronologici
05 maggio 1714 - 21 agosto 1746
Segnatura
Mazzo IV "Persen/Pergine", fasc. 22 (b. 20)
Consistenza
57
cc.
unità composta da sei fascicoli interni e fogli sciolti per cc. 1-57 complessive (numerazione moderna a lapis sul recto delle carte)(*).
Descrizione
La documentazione si riferisce a vertenze sorte a più riprese fra la comunità di Pergine e la gastaldia di Vignola da una parte, e gli uomini di Frassilongo e Rovéda dall'altra, aventi come oggetti sia i diritti di proprietà e possesso sulle selve nere ("selve alte") poste sulla montagna denominata "Gruebeck" (versante nord est dell'attuale monte Panarotta), sia il diritto di tagliare legname nelle selve indipendentemente dai diritti di possesso. Gli uomini di Frassilongo e Rovéda rivendicavano diritti di proprietà/possesso su una porzione di quelle selve, contestati da Pergine; a sua volta Pergine imputava loro numerosi abusi commessi nel tagliare legname nelle selve non solo nella porzione contesa, ma anche nella parte riconosciuta senza eccezione alcuna di proprietà esclusiva della comunità di Pergine e della gastaldia di Vignola.
1) Il giorno 8 gennaio 1714 il Consiglio aulico di Trento esamina una supplica di Pergine e Vignola: i ricorrenti chiedono l'avvio di una inquisizione contro Bernhard Saron, vicario minerario e soprastante delle selve in Pergine, al quale imputano una grave negligenza nel non compiere le prescritte ispezioni forestali nelle selve alte di Pergine e nel non punire gli uomini di Frassilongo e Rovéda come autori di tagli abusivi di legname in quelle selve. Pergine replica il ricorso presso la Reggenza e la Hofcammer di Innsbruck. Con lettere del 5 maggio 1714, Innsbruck e del 13 maggio 1714, Trento, la Reggenza e Hofcammer tirolesi e il principe vescovo di Trento, Giovanni Michele conte Spaur, con il suo Consiglio affrontano la questione della competenza giurisdizionale in materia e della designazione dei commissari di parte, uno per Trento (sarà il consigliere aulico Giovanni Simone Ciurletti), uno per Innsbruck (sarà Giordano Frapporti vicario della giurisdizione tirolese di Königsberg in Lavìs). Le due superiori autorità dovevano anzitutto stabilire il merito della questione, ossia se si trattasse di diritto di uso del bosco ("ius lignandi") nelle selve nere perginesi oppure del diritto di proprietà/possesso ("de proprietate montis et silvæ") delle selve stesse: nel primo caso la materia è competenza giurisdizionale comune ("cumulativa") alle due superiori autorità che quindi avrebbero nominato i rispettivi commissari inquirenti e giudici; nel secondo caso da parte di Innsbruck si rivendicava ancora la competenza congiunta trattandosi di materia essenzialmente forestale, mentre da parte di Trento si sosteneva che - dovendosi definire uno "ius proprietatis" su territori dell'episcopato - la competenza era "privativa" ossia esclusiva dell'episcopato e principe vescovo di Trento come "dominus" territoriale (cc. 1-8).
2) La diatriba prosegue nel 1715. Pergine e Vignola rivolgono altri loro ricorsi alla Reggenza e Hofcammer tirolese. Con lettera del 21 giugno 1715 al principe vescovo di Trento, gli organi governativi tirolesi rivendicano la competenza giurisdizionale cumulativa, e non esclusiva principesca vescovile trentina, nella trattazione della causa, così come accadde in occasione di precedenti analoghe vertenze sopite con la transazione del 1662. Il vicario minerario Saron presenta alcuni memoriali agli organi governativi di Innsbruck a giustificazione del suo operato: il 9 giugno 1715 relaziona su una ispezione da lui compiuta nelle selve nere perginesi per rilevare la situazione dei tagli illeciti compiuti dagli uomini di Rovéda: dichiara di aver trovato "varie piante di borre e palli tagliati" e che, in spregio dei proclami emanati e dell'autorità del suo ufficio, "i roveredani (...) continuano l'essorbitanti loro taglii" su piante, giovani e mature, al punto che a breve le selve saranno distrutte a danno specialmente delle miniere; ricorda inoltre che la "Casa regia" (sede istituzionale del suo ufficio) ha estremo bisogno di interventi di riparazione per una somma non inferiore ai 30 fiorini, coperti in parte con la confisca dei legnami tagliati abusivamente "e bollati dall'Ufficio" e con le sanzioni comminate ai trasgressori, inspiegabilmente fatti liberare dalle carceri su mandato dei due commissari; ciò ha fatto sì che i trasgressori siano al presente divenuti tanto temerari da non riconoscere più alcuna autorità al vicario minerario il quale dice di "aver motivo di temere del proprio individuo" (cc. 9-19).
3) La medesima questione viene affrontata da Peter Egger, vicario minerario in Pergine subentrato a Saron. Nel 1718 Pergine e Vignola ricorrono ancora a Innsbruck, lamentando che gli uomini della gastaldia di Rovéda continuano nelle loro azioni di taglio abusivo del legname, non solo nella porzione di selve nere in contestazione per il diritto di possesso, ma anche nella parte riconosciuta senza eccezione come proprietà di Pergine e Vignola, "atterando e trasportando quantità considerabile d'arbori, con attraversare anco le strade colli medesimi arbori tagliati con renderle impraticabili. Rispondendo alla lettera del 22 maggio 1718, la Reggenza e l'Hofcammer di Innsbruck scrivono il 10 giugno 1718 al principe vescovo di Trento, Giovanni Michele Spaur, informandolo di aver ordinato al vicario Egger l'emanazione di un proclama con cui si vietino i tagli abusivi di legname e si puniscano i trasgressori, compresi i "negotianten zu Caneza" che comprano dagli uomini di Rovéda i legnami tagliati abusivamente in quelle selve (cc. 20-26).
4) La vertenza prosegue nel 1719: il primo agosto di quell'anno la Reggenza e l'Hofcammer di Innsbruck informano il principe vescovo di Trento delle decisioni prese e sulle istruzioni impartite al commissario di parte tirolese, Giordano Frapporti (cc. 27-33).
5) La questione principale verte sul diritto di proprietà delle selve nere contese e dei confini delle porzioni pertinenti alle parti in causa: trattata e definita con le transazioni del 1662 e 1691/1692, è stata riaccesa nel 1716 con azione in giudizio mossa dagli uomini di Frassilongo e Rovéda contro Pergine e Vignola. Con lettera del primo marzo 1721 la Reggenza e l'Hofcammer di Innsbruck informano il principe vescovo di Trento circa la posizione tirolese in merito alla vicenda, sostenendo che la competenza giurisdizionale nella controversia va attribuita alla commissione paritetica trentina tirolese; in appoggio alla loro posizione gli scriventi allegano un parere articolato in 12 punti e una conclusione espresso dal dottor Gebel, profiscale imperiale e procuratore della comunità di Pergine e consorti in lite; uniscono inoltre un ricorso della medesima comunità, la quale ha sempre sostenuto che la questione "in puncto proprietatis" delle selve contese è materia competente per giurisdizione a entrambe le superiori autorità, e non al solo principe vescovo di Trento (cc. 34-53).
6) Nel 1746 sorge altra questione fra Pergine e Rovéda riguardante ancora le selve nere perginesi sul monte Gruebeck. Giunta notizia che il 18 giugno di quell'anno il principe vescovo di Trento, Domenico Antonio Thun, aveva nominato due suoi consiglieri aulici con il mandato di trattare e definire la questione, la Reggenza e l'Hofcammer di Innsbruck protestano con lettera del successivo 16 luglio presso il principe vescovo che nella specifica materia di quella vertenza ("in puncto iuris lignandi auf den Perg Gruebegg"), la competenza giurisdizionale spetta a entrambe le superiorità, e quindi deve essere attribuita a una commissione paritetica comitale tirolese e principesca vescovile trentina, così come accadde trent'anni fa (si rinvia quindi al 1714-1716) quando un'analoga questione fu demandata ai commissari Frapporti per parte di Innsbruck e Ciurletti per parte di Trento. Trento risponde il 21 agosto seguente che la sopra citata controversia verteva effettivamente sul diritto di utilizzo del legname delle selve nere perginesi: la materia era forestale, rientrante nelle competenze del vicario minerario perginese soggetto direttamente e congiuntamente alle superori autorità di Trento e di Innsbruck, e fu trattata da una commissione paritetica; al contrario, la vertenza ora in esame riguarda la proprietà delle selve stesse, non già l'uso del legname delle medesime, materia che il principe vescovo di Trento rivendica a sé in esclusiva quale signore territoriale del distretto perginese e quindi giudice competente nel caso di fattispecie (cc. 55-57).
Originali e copie
Lingua: italiano, latino, tedesco
Strumenti di ricerca
Katia Occhi, Rossella Ioppi, Gli «Atti trentini» (XIV-XIX secolo), in: Per una storia degli archivi di Trento, Bressanone e Innsbruck. Ricerche e fonti (secoli XIV-XIX), a cura di Katia Occhi, Bologna, Il Mulino, 2015 (Fondazione Bruno Kessler, Annali dell'Istituto storico italo-germanico in Trento, Fonti, 12), pp. 262-267, schede descrittive delle sotto-unità fascc. 1-25 del Mazzo IV, p. 267 per il fasc. 22 descritto in questa scheda.
Note
(*) I sei fascicoli interni corrispondono ad altrettante pratiche, formate assemblando documentazione relativa ad affari generali o materie particolari secondo la prassi archivistica di produzione, trasmissione e conservazione della corrispondenza seguita dalle cancellerie austriache e osservata da circa metà XVIII in avanti anche dalla segreteria alemanna della cancelleria principesca vescovile di Trento. Ciascuno dei sei fascicoli è composto da un bifoglio recante una lettera in originale spedita al principe vescovo di Trento dalla Reggenza e Hofcammer dell'Austria Superiore in Innsbruck; all'interno del bifoglio (impiegato come camicia) si trovano la minuta della lettera di risposta in partenza da Trento e l'unita documentazione di riferimento (memoriali, ricorsi); sul verso della seconda carta del bifoglio con la lettera di Innsbruck vi sono la nota di destinazione, i cinque sigilli del presidente cancelliere, reggenti e consiglieri della Hofcammer mittenti e una nota di contenuto funzionale alla prassi di archiviazione apposta dal segretario alemanno della cancelleria principesca vescovile di Trento ricevente.
Soggetto produttore
Principato vescovile di Trento
Persone
Uomini di Frassilongo
Uomini di Rovéda
Egger, Peter Andreas (vicario minerario in Pergine)
Frapporti, Giordano (vicario della giurisdizione tirolese di Königsberg in Lavìs, commissario inquirente tirolese)
Saron, Bernhard (vicario minerario in Pergine)
Spaur, Giovanni Michele (principe vescovo di Trento)
Thun, Domenico Antonio (principe vescovo di Trento)